domenica 9 settembre 2007

SVS: virtualizzazione, come funziona (3a parte)

Nel post “SVS: virtualizzazione, come funziona (2a parte)” abbiamo visto in profondità com'è fatto un VSP, Virtual Software Package. Ci siamo accorti come questo in realtà, sia la combinazione di 2 elementi: i Layer (Virtual Software Layer) ed i file .vsa (Virtual Software Archive). In questo ultimo post sull'argomento, approfondiremo la conoscenza della struttura interna di un Layer (fig. 1).

Fig. 1 - SVS - schema di un Layer
fig. 1


Tenete d'occhio fig. 1: potete subito notare come il Layer sia a sua volta composto da 2 sottolayer (sublayer). Vediamoli:

Sublayer a sola lettura, contiene le catture fatte durante la virtualizzazione dell'applicazione, di:

- tutti i file del programma virtualizzato,
- tutte le sue impostazioni,
- tutte le chiavi del registro di Windows.

Sublayer editabile, contiene:

- tutte le modifiche apportate alle impostazioni del programma dopo la sua virtualizzazione, ossia nell'uso quotidiano;
- tutti i documenti prodotti, a meno che non siano stati esplicitamente esclusi dalla cattura.

Vedremo infatti nei prossimi post, come sia possibile fare catture selettive all'interno del layer, del tipo: solo documenti OpenOffice.org e non quelli Word, oppure solo quelli che salviamo nella cartella Documenti ma non quelli sul Desktop, e così via.

Il fatto che, tutto ciò che crea o modifica l'utente dopo la virtualizzazione dell'applicazione, viene catturato in un layer a parte, è di grande utilità in caso di problemi.

Mettiamo abbiate pasticciato con le impostazioni di OpenOffice.org, oppure abbiate installato Firefox a cui poi avete aggiunto un plugin e questo malfunzioni: basterà resettare il layer e tutto tornerà alla configurazione iniziale.
Oppure, volete trasportare su un altro computer solo l'applicazione virtualizzata, senza i documenti catturati all'interno: prima di esportare il layer, basterà salvarlo da qualche parte per non perdere definitivamente i documenti, poi resettarlo, esportarlo, infine ricaricare la versione salvata.

Bene, la parte teorica sullo schema di funzionamento della virtualizzazione in SVS termina qui.
Nei prossimi post su SVS, vedremo una serie di sue funzionalità avanzate che originano proprio da quanto abbiamo visto; non mancate. :-)

@:\>

3 commenti:

  1. 2 domande su SVS.

    Prima domanda.
    In un post precedente avevi parlato di una "nutrita serie di utility" per spostare la cartella C:\fslrdr in una sede diversa da quella di default. Sarebbe interessante approfondire l'argomento. Io mi sono arrangiato intervenendo direttamente sul registro, ricercando le occorrenze di C:\fslrdr e sostituendole con la cartella da me scelta; funziona, ma bisogna farlo PRIMA di aver mai avviato il programma; senza contare che toccare il registro espone sempre a qualche rischio.

    Seconda domanda.
    In un altro post avevi parlato di una riduzione delle prestazioni, peraltro quantificabile in pochi punti percentuali. Sarebbe interessante sapere se dopo l'installazione di SVS tutto il sistema viene rallentato, o viene rallentato solamente il software residente nei layer attivi. Ritengo più probabile la prima ipotesi, in quanto, credo, SVS sia sempre attivo, pronto a filtrare tutte le chiamate di sistema per separare quelle eventualmente dirette ai layer.

    E per finire: il blog non ha una funzione per inviare e-mail dirette all'autore?

    RispondiElimina
  2. Mi sorge un altro dubbio: quello della sovrapposizione delle impostazioni tra un software installato sul PC host ed il software (magari in versione successiva) installato su layer SVS.
    Mi spiego: sul mio PC ho installato Office 2003; vorrei installare Office 2007 su layer virtuale. Una volta installato, Office 2007 si "appropria" delle estensioni, ad esempio .doc; quindi se apro un documento .doc con il layer Office 2007 attivo, questo si dovrebbe aprire in Word 2007. Ma una volta disattivato il layer di offce 2007, le estensioni .doc vengono nuovamente assegnate a Word 2003 o rimangono "orfane"?

    Michele Benvegnu - Venezia
    http://www.benvegnu.it

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  3. Ciao Michele, rispondo nell'ordine:

    si, ci sono un bel pò di utility davvero carine per SVS. Sviluppate dalla comunità dei suoi utilizzatori, una di queste è Move Layer (juice.altiris.com/download/889/move-layer) , con cui poter spostare un singolo layer. FreeImport invece (lo si può trovare all'indirizzo juice.altiris.com/download/1349/free-import) permette di scegliere la cartella in cui importare i layer già salvati. Un'altra utility che trovo estremamente utile ed uso quotidianamente, è Software Virtualization Trinket: fa quasi tutte le stesse cose di Altiris Software Virtualization Admin, l'interfaccia grafica di SVS per capirci, ma è disponibile come icona nella System Tray di Windows. Sembra una stupidaggine, ma quando sei lì ad attivare/disattivare continuamente layer, è estremamente comoda. Appena terminati i post sulle opzioni avanzate di SVS, ne parlerò più diffusamente.

    Probabilmente la verità è nel mezzo: è vero che tutte le chiamate vanno intercettate per vedere se rivolte ad applicazioni virtualizzate, ma solo quelle che lo sono hanno bisogno di ulteriori attività da parte del Filter, che così finisce per rallentarle, le altre non dovrebbero risentirne più di tanto. Chissà cosa ne dice Riva11... ;-)

    Ci sono ancora tante cose che nel blog non sono attive... fra cui il profilo del suo autore... ma ci arrivo! :-) Nel frattempo, prendi il nome del blog, tieni presente che la posta e su Libero, e spedisci pure. :-)

    Tranquillo, niente orfani. Per usare un esempio diverso: il Firefox che ho nel layer è impostato come browser predefinito. Quando lo disattivo ritorna ad esserlo Explorer senza fare una grinza, riattivo il layer ed i file .html ritorna ad aprirli Firefox.

    @:\>

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