Nel post "Wikinomics: la collaborazione di massa che sta cambiando il mondo (1a parte)" avevo iniziato a parlarvi dell'omonimo libro e chiudevo il discorso dicendo che è ormai realtà "un mondo nuovo, in cui la rete dal basso e quella dall'alto si toccano, danzano insieme per creare e condividere informazioni, risorse, valore."
Per mostrarci questa nuova via alla collaborazione di massa, Dan Tapscott e Anthony Williams illustrano 7 nuovi modelli di collaborazione:
1) intanto il modello collaborativo dei pionieri della peer production che ha portato a risultati straordinari come Linux, il sistema operativo open-souce, e Wikipedia, l'enciclopedia libera online;
2) le ideagorà, punti in rete dove s'incontrano le necessità di “inventiva e creatività” di cui le aziende abbisognano per i loro nuovi prodotti, e noi abitanti della rete dotati di tali qualità;
3) i prosumer, ossia la nuova generazione di noi abitanti della rete, produttori e consumatori allo stesso tempo, che ritiene anche di avere un diritto all'hacking del prodotto, cioè alla sua analisi e modifica. Da ciò nascono nuovi prodotti a cui le stesse aziende produttrici non avevano pensato.
Un esempio è proprio di questi giorni: la notizia di un ipod comandato con l'espressione del viso, una cosa incomprensibile per la maggioranza di noi e a cui forse neanche Apple aveva pensato, ma del tutto ovvia per il ricercatore giapponese che l'ha inventata. In Giappone le metropolitane sono così stipate, che è impensabile muovere la mano per smanettare con il proprio iPod;
4) il capitolo dedicato ai nuovi alessandrini (un riferimento all'antica biblioteca di Alessandria, custode di immensa conoscenza nell'antichità) illustra come la condivisione delle informazioni ricavate dalla ricerca, invece che portare alla perdita di opportunità di business, al contrario ne crea, grazie alla libera partecipazione e condivisione di tutti, che accelera il processo di ricerca e innovazione e ha costi più bassi perché condivisi fra tutti i partecipanti;
5) le nuove piattaforme partecipative, vedasi Google, Amazon per citarne alcuni, che aprono le loro piattaforme software per condividerne le potenzialità, ma anche i prodotti che con questi si possono sviluppare. Naturalmente il discorso è valido nei due sensi, anche le aziende beneficiano dei nuovi prodotti sviluppati da noi abitanti della rete grazie alla loro piattaforma aperta;
6) la catena di montaggio globale, in cui anche le aziende industriali, quelle notoriamente più legate a vecchi schemi di gerarchia e controllo, si aprono a nuove modalità collaborative che danno ulteriore impulso e segnano un nuovo passo nell'avanzare della collaborazione di massa;
7) la Wikimpresa, la nuova tipologia di azienda che sta venendo fuori dalle nuove modalità collaborative, che, citando la metafora degli autori, assomiglia molto ad concerto jazz per quanto le vecchie aziende assomigliavano ad una marcia militare, con tutti “coperti e allineati”.
Ognuno di questi sette modelli ed i risultati conseguiti grazie ad essi, è la dimostrazione viva, concreta, che la collaborazione di massa sta davvero cambiando in meglio il mondo.
Ma certo, non è solo un fiorire di rose...
Fine 2a parte.
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