Chi ha letto il bel libro di Maistrello “La parte abitata della Rete”, ha avuto modo di guardare Internet partendo dal basso, da noi utenti. Una rete con un volto nuovo, dove i blog, le community, i forum, i wiki, ci permettono di essere allo stesso tempo consumatori e produttori di pagine web, di filmati, di musica, e più in generale, di risorse e di valore aggiunto. Non più una rete calata dall'alto, non più consumatori inermi di pagine prodotte da altri, ma prosumer, produttori e consumatori insieme, di un nuovo mondo online in cui siamo parte attiva e passiva, in una danza fluida e senza fine.
Tutto questo mi aveva incuriosito e portato ad una domanda:
ma l'altra parte della rete, quella appunto calata dall'alto, le aziende, che stanno facendo? Come vivono e usano la rete? E come percepiscono i suoi abitanti, noi? E ancora: la rete dal basso e la rete dall'alto, sono 2 realtà inconciliabili, o finiranno per toccarsi, per comunicare, per iniziare una nuova danza co-creativa che porterà a qualcosa di nuovo e ancor più grande?
E come dice Baricco: accadono cose che sono come domande; passa un minuto oppure anni, poi la vita risponde.
Facendo un giro in libreria, ho trovato il libro di Don Tapscott e Anthony D. Williams: “Wikinomics – La collaborazione di massa che sta cambiando il mondo”.
Frutto di 5 anni di ricerche commissionate da grandi aziende che cercano di capire come poter entrare nel cosiddetto Web 2.0, il libro, illustra quella che gli autori definiscono “una nuova arte/scienza della collaborazione chiamata Wikinomics”, basata su 4 principi fondamentali:
- l'apertura,
- il peering,
- la condivisione,
- l'azione su scala globale.
Il libro non è improntato a discorsi teorici. Gli autori non si sono inventati qualche nuova teoria che poi cercano di corroborare con dei casi concreti. E' l'esatto contrario: è la descrizione delle nuove tendenze già in atto nelle aziende: e parliamo sia di aziende leader di mercato come Sun, IBM, eBay, Amazon, Google, Skype, YouTube, Napster, Flickr, BMW, Boeing, Procter & Gamble, tanto per citare qualche nome (ho notato che non si parla di Microsoft se non in un trafiletto finale, ma non so se possa significare qualcosa), sia di piccole aziende.
E se non fa notizia che fra i testimoni di nuove tendenze in rete, ci sia la presenza delle aziende del settore informatico (proprio quelle che hanno creato la maggior parte degli strumenti disponibili in rete, ci si aspetta poi che li usino all'interno della loro stessa organizzazione), fa notizia invece la presenza di aziende legate all'industria tradizionale come BMV, Boeing e Procter & Gamble.
Queste sono il segno tangibile che la rete, i suoi strumenti, la sua cultura collaborativa, sono parte ormai integrante della nostra società ad ogni livello, anche nei settori più “old economy” dove la tradizionale organizzazione gerarchica di stampo militare l'ha fatta da padrone per interi lustri.
Ma cosa centriamo noi abitanti della rete con tutto ciò? Centriamo, centriamo tantissimo, perché:
- l'apertura di cui si parla è delle aziende verso noi consumatori;
- il peering, termine che potremmo tradurre come da “pari a pari”, è l'attività di tante persone che svincolati da gerarchie calate dall'altro, collaborano appunto “da pari a pari” nel realizzare qualcosa (un esempio su tutti, la creazione di Linux), e le aziende stanno cominciando a collaborare da pari a pari con noi abitanti della rete;
- la condivisione, è la condivisione che le grandi aziende operano con noi del valore creato;
- l'azione su scala globale, è l'azione collaborativa delle aziende con noi abitanti della rete su scala globale.
Insomma, un mondo nuovo, in cui la rete dal basso e quella dall'alto si toccano, danzano insieme per creare e condividere informazioni, risorse, valore. Perché, come afferma un detto, “così in alto, così in basso”!
Fine 1a parte... prosegui la lettura con la 2a parte del post.
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